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Esca avvelenata

Disponibile online il documento "L'uso del veleno in Italia"

Il progetto LIFE ANTIDOTO ha, tra i suoi principali obiettivi, quello di comporre un quadro quanto più dettagliato possibile sull'uso illegale del veleno nel Parco Nazionale del Gran Sasso e, più in generale, in Italia.
A questo scopo l'Istituto Zooprofilattico delle Regioni Lazio e Toscana (a cura del dott. R. Fico e della dott.ssa E. Ciarrocca), con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato e dell'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ha redatto una "Strategia contro l'uso illegale del veleno in Italia".
La "Strategia" costituisce il primo punto di riferimento italiano sull'argomento e, tra le varie sezioni, contiene:
  • una raccolta ed analisi dei dati disponibili sui casi di avvelenamento di fauna selvatica e domestica in Italia;
  • un protocollo operativo con le procedure da attuare nel caso di rinvenimento di carcasse o bocconi avvelenati che potrà costituire un punto di riferimento importante per favorire l'applicazione della normativa vigente e facilitare l'avvio ed il buon esito di procedimenti giudiziari;
  • l'analisi delle principali criticità connesse alle fasi di indagine, repertazione, analisi clinica e necroscopica.
La raccolta dei dati sugli avvelenamenti, riguardanti il periodo 2005-2009, ha coinvolto gli Istituti Zooprofilattici italiani, i Parchi Nazionali, i Parchi Regionali, le Polizie Provinciali ed i Coordinamenti Territoriali per l'Ambiente del Corpo Forestale dello Stato. Hanno risposto al questionario inviato dal PNGSML:
- 7 Istituti Zooprofilattici su 9 (mancano all'appello IZS di Abruzzo e Molise e IZS della Sardegna);
- 9 Parchi Nazionali su 24 (Stelvio, Dolomiti Bellunesi, Circeo, Foresta Casentinesi, Sibillini, Gran Sasso-Laga, Majella, Abruzzo Lazio e Molise, Alta Murgia);
- 2 Parchi Regionali su 103 (Adamello Brenta, Portofino).
Tra gli elementi più importanti emersi dallo studio riportiamo:
  • il notevole numero di casi di avvelenamento accertati nel periodo indagato (6.374), vale a dire che in Italia si verificano circa 4 avvelenamenti accertati al ogni giorno;
  • il gran numero di specie colpite dal veleno. Quelle domestiche sono soprattutto cane e gatto, quelle selvatiche comprendono mammiferi (volpe, faina, lupo, scoiattolo ecc.) ed uccelli (grifone, aquila reale, poiana ecc.);
  • la varietà di sostanze tossiche impiegate per l'avvelenamento della fauna, legata apparentemente all'uso del territorio. Le sostanze più utilizzate sono i pesticidi carbammati (1.650 casi), seguiti dai rodenticidi non anticoagulanti (fosfuro di zinco, stricnina, crimidina), dagli organoclorurati, dai molluschicidi, dai rodenticidi anticoagulanti e dai pesticidi organofosforici;
  • l'enorme disparità nel numero di campioni pervenuti agli IZS delle diverse regioni italiane, tale da far apparire virtuosissime alcune regioni e stracolme di avvelenatori altre regioni quando invece, probabilmente, sono la sensibilità della popolazione e l'impegno degli enti/soggetti coinvolti a fare la differenza;
  • alcune problematiche emerse in fase di analisi dei campioni da parte dagli Istituti Zooprofilattici tra le quali la disomogeneità delle prove analitiche impiegate (metodiche di laboratorio e numero di molecole ricercate); la necessità di integrare le analisi chimiche e necroscopiche con indagini accessorie (genetica molecolare) per identificare la matrice delle esche, il materiale gastrico contenente il tossico ecc.; la difficoltà di discriminare l'avvelenamento doloso da quello involontario.


Per scaricare il documento "L'uso del veleno in Italia" in formato PDF clicca qui [36.4 Mb]
Per scaricare il "Protocollo operativo in caso di ritrovamento di animale morto per sospetto avvelenamento o sospetta esca avvelenata" clicca qui