Home Le specie I rapaci necrofagi

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Capovaccaio (sin.), avvoltoi monaci (cen.) e grifone (des.)
Capovaccaio (a sinistra), avvoltoi monaci (al centro) e grifone (a destra) - foto di Michele Mendi.

Con il termine “rapaci necrofagi” si definiscono quelle specie di rapaci che nella propria dieta includono una porzione più o meno significativa di carcasse di altri animali.

Alcune di queste specie sono più strettamente necrofaghe come gli avvoltoi (gipeto, capovaccaio, grifone ed avvoltoio monaco) mentre altre lo sono solo parzialmente perché si cibano anche di prede vive (aquila reale, nibbio bruno e nibbio reale).

Tutte queste specie risultano particolarmente sensibili al veleno sia perché si possono cibare di cadaveri avvelenati sia perché, alcune di esse, possono individuare e cibarsi di piccoli bocconi avvelenati sparsi per uccidere mustelidi e volpi.

I rapaci necrofagi sono quasi sempre “vittime collaterali” dell’uso del veleno, destinato principalmente a mammiferi predatori che minacciano il bestiame o a specie di interesse venatorio.

In Italia molto raramente si verificano episodi di avvelenamento mirato ai rapaci, mentre ciò è molto più frequente in Spagna, nelle riserve di caccia dedicate a coniglio selvatico e pernice rossa, allo scopo di uccidere i loro predatori naturali come aquile reali ed aquile del Bonelli.

Lo spargimento di una carcassa avvelenata, ad esempio di pecora o asino, può provocare delle vere e proprie stragi dal momento che verso di essa possono convergere numerosi esemplari, anche appartenenti a diverse specie necrofaghe.